Un giorno, nel tentativo disperato di spiegare ad Oscar chi
sono veramente, gli scrissi un biglietto e glielo lasciai sotto il
cuscino. Nella busta c’erano anche due
biglietti aerei per Parigi. Volevo stupirlo, cercavo un contatto con lui e se
avesse accettato, avrei potuto provare a dimostrargli che il mio respirare e
volare non avrebbe sottratto niente al nostro rapporto. Nel biglietto c’era scritto:
“Oscar carissimo,
non chiederti di me.
Non ti crucciare immaginandomi diversa da ciò che pensavi che
io fossi. Non cercare di leggere cose che non scrivo, pensieri che non faccio,
parole che non dico, sguardi che non lancio.
Sono imprevedibile e piena di molti sapori, come l’acino
autunnale della vigna che tu non conosci.
Nemmeno io, conosco le mille sfaccettature del mio specchio,
le centomila insenature spigolose o accoglienti della mia montagna. Sono una
donna, la tua donna. Questo dovrebbe bastarti per capire e sperare che non mi
leggerai mai abbastanza e che non finirò mai di stupirti.
Non è forse questo, ciò che ti attrae e nel tempo stesso ti
spaventa, di me?
Sono una donna. Non dimenticarlo. Non dimenticarlo mai.
E non ti servirà altro da fare, se non vivermi.
Vorrai farlo, Oscar? Vorrai vivermi?
Ti aspetto domani all’ aeroporto, alle 7,45 abbiamo il volo. I
biglietti li hai tu.
Vieni e te lo dimostrerò.
Con l’immutato affetto di sempre,
Antonella.”
Alle nove del giorno
seguente presi un taxi dall’ aeroporto verso casa. Non venne. (,,,)
DONATELLA PIRAS